04.01.2011Alessandro Di Maio

USA 2008, la crisi dell’auto

Parcheggiati sotto gli occhi rossi del grande obelisco bianco, un cospicuo numero di furgoncini esponeva souvenir americani di ogni tipo. A gestire le bancarelle erano per lo più asiatici, donne e uomini minuti seduti sui sedili anteriori intenti a muovere le dita sul bordo esterno della portiera al ritmo della musica gracchiata dallo stereo. Tra le bandiere a stelle e strisce, le macchine fotografiche usa e getta e le statuette di Abraham Lincoln e George Washington, vendevano magliette e tazze in porcellana con i volti di Barack Obama e Hillary Clinton con la stessa nonchalance con cui in Russia si…

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04.01.2011Alessandro Di Maio

Washington e lo sguardo del giornalista

Aspettai il bagaglio seduto su una panchina in compagnia di una grassa signora nera con in testa un cappello adornato da una grossa piuma azzurra. Ci fu detto che per errore le nostre valigie si trovavano al piano sottostante e che le avremmo ricevute personalmente da un addetto incaricato a prenderle. In realtà, come scoprimmo dopo, le valigie erano state prelevate a campione, aperte e controllate per sicurezza. Quando uscii fuori il sole era alto, l’aria fresca e frizzantina, l’ambiente tranquillo, affatto caotico, come insonorizzato dagli alberi forti e robusti tutt’attorno. I parcheggi per le auto erano vuoti, mentre taxi…

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03.01.2011Alessandro Di Maio

ADMITTED in the USA

La mattina del 13 Aprile 2008 andai a votare per le elezioni politiche che avrebbero dato all’Italia una nuova composizione parlamentare e un nuovo governo. Il pomeriggio comprai un nuovo computer portatile, libri e guide, preparai mappe e documenti, segnai indirizzi e numeri di telefono, e quando anche la valigia fu pronta, con il volo Airone 2843 delle 06:30 del 14 Aprile 2008 partii dall’aeroporto di Catania per Roma Fiumicino, dove avrei preso la coincidenza per l’aeroporto Dulles di Washington. Il biglietto era di classe economica, rinforzato però dai vantaggi riservati ai biglietti acquistati dalle istituzioni diplomatiche. Sul volo 967…

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Il primo visto da corrispondente

Il 3870 è un treno regionale quasi sempre in ritardo, sporco e affollato. Parte dalla stazione centrale di Palermo, tocca tutte le fermate tirreniche e giunge alla stazione marittima di Messina. Qui si unisce a quello proveniente da Siracusa per diventare l’espresso 1938 Bellini diretto a Roma Termini. E’ quasi mezzanotte quando dalla stazione centrale di Messina salgo sul treno. La carrozza è la numero sei. La cabina è occupata da due anziani coniugi, una suora e due persone di colore. Passano minuti silenziosi. Il treno si muove verso il traghetto. L’imbarco è rumoroso. Uomini in divise fosforescenti e caschi…

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03.01.2011Alessandro Di Maio

La fine, l’inizio di una nuova avventura

Quando mancavano pochi giorni alla fine dell’esperienza in ambasciata mi accorsi che i carichi di lavoro si facevano sempre più pensanti. C’eravamo guadagnati la fiducia dei vari uffici della casa diplomatica, così interviste, video editing, rassegna stampa ci tenevano occupati ad ogni ora. In quei giorni mi mandarono all’inaugurazione del nuovo spazio espositivo del Museo Napoleonico di Roma, intervistai l’attore Giancarlo Giannini, incontrai ed intervistai due scienziati della NASA, scrissi articoli sul risparmio energetico e sul riciclo dei materiali messo in atto dall’ambasciata e dai consolati USA in Italia. Tradussi in inglese un comunicato sulla situazione sanitaria a Napoli per tranquillizzare i turisti americani presenti nella città partenopea, partecipai attivamente alla rassegna stampa mattutina e completai la presentazione video del programma ‘Face to Face’, una web-chat tv in streaming che settimanalmente proponeva a studenti e professionisti del settore diplomatico e giornalistico interviste e dibattiti.

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Ferrara 2007. Parva, sed apta mihi

Da qualche ora mi trovavo a Ferrara, una ricca e bella città rinascimentale, dimora di storie e Storia, cuore d’Este a poca distanza dal Po. Ero da solo e non conoscevo nessuno. Con me avevo solo una bicicletta e uno zaino. Era la prima volta che visitavo Ferrara. Il sole era già andato via e una leggera foschia occupò l’occupabile. Andavo alla cieca in cerca di un osteria, fiutando i sentieri più belli, orientandomi con chiese e piazze, campanili e folle di biciclette. Percorsi Corso Biagio Rossetti verso est fino ad intravedere un maestoso palazzo bianco che faceva da angolo con il Corso Ercole I d’Este. Fermai la bicicletta e lo guardai attentamente. Le pareti, superbamente illuminate, presentavano speroni di pietra dalla geometria semi-romboidea che fuoriuscivano in direzione della strada e per tutta l’altezza del palazzo. Era il Palazzo dei Diamanti che avevo studiato da piccolo alle scuole medie.

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