03.01.2011Alessandro Di Maio

La fine, l’inizio di una nuova avventura

Quando mancavano pochi giorni alla fine dell’esperienza in ambasciata mi accorsi che i carichi di lavoro si facevano sempre più pensanti. C’eravamo guadagnati la fiducia dei vari uffici della casa diplomatica, così interviste, video editing, rassegna stampa ci tenevano occupati ad ogni ora. In quei giorni mi mandarono all’inaugurazione del nuovo spazio espositivo del Museo Napoleonico di Roma, intervistai l’attore Giancarlo Giannini, incontrai ed intervistai due scienziati della NASA, scrissi articoli sul risparmio energetico e sul riciclo dei materiali messo in atto dall’ambasciata e dai consolati USA in Italia. Tradussi in inglese un comunicato sulla situazione sanitaria a Napoli per tranquillizzare i turisti americani presenti nella città partenopea, partecipai attivamente alla rassegna stampa mattutina e completai la presentazione video del programma ‘Face to Face’, una web-chat tv in streaming che settimanalmente proponeva a studenti e professionisti del settore diplomatico e giornalistico interviste e dibattiti.

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Ferrara 2007. Parva, sed apta mihi

Da qualche ora mi trovavo a Ferrara, una ricca e bella città rinascimentale, dimora di storie e Storia, cuore d’Este a poca distanza dal Po. Ero da solo e non conoscevo nessuno. Con me avevo solo una bicicletta e uno zaino. Era la prima volta che visitavo Ferrara. Il sole era già andato via e una leggera foschia occupò l’occupabile. Andavo alla cieca in cerca di un osteria, fiutando i sentieri più belli, orientandomi con chiese e piazze, campanili e folle di biciclette. Percorsi Corso Biagio Rossetti verso est fino ad intravedere un maestoso palazzo bianco che faceva da angolo con il Corso Ercole I d’Este. Fermai la bicicletta e lo guardai attentamente. Le pareti, superbamente illuminate, presentavano speroni di pietra dalla geometria semi-romboidea che fuoriuscivano in direzione della strada e per tutta l’altezza del palazzo. Era il Palazzo dei Diamanti che avevo studiato da piccolo alle scuole medie.

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03.01.2011Alessandro Di Maio

I giorni dell’ambasciata

Nel 1946 il governo degli Stati Uniti d’America acquistò dall’ancor debole Stato italiano il complesso di edifici che oggi costituisce l’Ambasciata Generale degli Stati Uniti in Italia. Palazzi, giardini, mura furono in anni diversi proprietà residenziali di nobili romani, ecclesiastici d’alto rango e sabaudi di fine Ottocento. Se nel 1883 i giardini dell’antica Villa Ludovisi vennero quasi del tutto distrutti dai loro nobili proprietari per attività speculativa, negli anni Trenta del Novecento l’Ambasciata USA si trasferì a Palazzo Margherita (così chiamato perché dimora della regina omonima). Contemporaneamente, tra il cancello ancora intatto di Villa Ludovisi e il lato interno di Palazzo Margherita, Benito Mussolini fece costruire un edificio così massiccio da renderlo ideale per la sede nazionale dell’Istituto Nazionale Assicurazioni.

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Garibaldi, “dittattore” con quattro T

Era quasi mezzogiorno e non volevo far aspettare il console. Ero da poco giunto a Napoli da Roma per un colloquio con il console britannico della città partenopea. Insieme ad un pugno di colleghi universitari avremmo dovuto sostenere un colloquio per un eventuale internship al consolato. A mezzogiorno in punto tutti e quattro suonammo il campanello del civico 40 di Via Francesco Crispi. Ci aprirono immediatamente. Quando salimmo al piano giusto il responsabile per le relazioni esterne dell’ufficio consolare, Gerardo, ci accolse calorosamente nella Conference Room, un’elegante e sobria stanza di riunione. Ci sedemmo su comode poltrone marroni a lato di un lungo tavolo a forma ellittica che divideva a metà un pavimento vellutato da una moquette blu notte. Il console Michael Burgoyne ci raggiunse appena l’ultimo di noi si presentò stringendo la mano a Gerardo.

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Volorapido 2008: Parziali trasgressioni

Tornato in Italia dopo un lungo impegno di lavoro in Svizzera, non vedevo l’ora di riabbracciare Giulia, la donna che mi portavo a letto e dicevo di amare. Lei non si fece trovare e si limitava a mandare SMS in cui scriveva di essere fuori città. Quando mi convinsi di trovarmi di fronte al baratro di chi sta per essere lasciato, ricevetti una sua chiamata. Disse di essere stata in due pellegrinaggi cattolici e aver capito la necessità di cambiare vita, avvicinandosi a Dio e rompendo i ponti con un materialista come me. Aveva certamente un altro. Poiché da tempo…

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03.01.2011Alessandro Di Maio

Il cammino per raggiungere l’ambasciata USA

La mattina mi svegliavo presto per il timore di arrivare tardi in ambasciata. Mi lavavo e vestivo ponendo molta cura ad occhi, capelli, cravatta, e soprattutto al contenuto della borsa in pelle che mi portavo appresso. Partire presto era diventato quasi un piacere: riuscivo a svegliarmi prestissimo senza essere esageratamente addormentato, riuscendo addirittura a salutare chi mi salutava e sorridere quando capitava. Lasciato l’appartamento m’incamminavo sempre per la stazione metropolitana di San Maria del Soccorso, alle volte riuscivo a prendere anche la navetta che raccoglie i pendolari del quartiere per portarli alla stazione. Durante quelle mattine il sole rimaneva basso, coperto dagli edifici del quartiere. L’aria era fresca. Ogni tanto pioveva e il vento, gelido e duro, ossidava le mani, soprattutto quella che teneva la borsa.

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