25.01.2011 Alessandro Di Maio

La sinistra israeliana rischia l’estinzione

Dopo più di sessant’anni da quando la voce vibrante del carismatico leader socialista David Ben Gurion proclamò l’indipendenza dello Stato di Israele, la sinistra israeliana si ritrova divisa, senza elettori né leader, e rischia l’estinzione.

Ieri Ehud Barak, leader del Partito Laburista - la principale forza progressista del Paese - ha lasciato carica, partito e compagni per fondare una propria formazione politica. Si chiamerà “Atzmaut”, Indipendenza, e come ha dichiarato lo stesso Barak, «sarà un partito di centro, democratico e sionista».

La scissione toglie alla già stentata presenza laburista alla Knesset, il parlamento israeliano, quattro dei tredici deputati eletti alle elezioni legislative del 2009. Su 120 seggi, si contano oggi solo otto deputati laburisti e tre eletti nelle file del Meretz, il secondo partito progressista. In termini percentuali la presenza della sinistra in parlamento non raggiunte il 10% e segna il peggior risultato della sua storia.

La scissione ha sorpreso tutti, anche molti deputati laburisti che ancora non hanno preso posizione sull’accaduto e che probabilmente nei prossimi giorni porteranno il Partito Laburista fuori del governo.

Barak lascia il partito che nel 1999 lo portò a essere il decimo primo ministro di Israele, ma rimane ministro della difesa del governo di Benjamin Netanyahu, il quale ha dichiarato di aver appoggiato il processo di scissione per sveltire le operazioni decisionali all’interno dell’esecutivo, prima sottoposte e rallentate dal comitato del partito laburista.

L’ex ministro del Welfare, il laburista Isaac Herzog, plaude la decisione di Barak, ritenendola «utile per il partito, che in questo modo potrà rinnovarsi e tornare a essere più vicino alle necessità dei cittadini».

«In questi anni Barak e l’establishment laburista sono stati aspramente criticati dalla stampa per il sostegno a Netanyahu; e Kadima, partito di centro fondato dall’ex primo ministro Ariel Sharon e oggi guidato da Tzipi Livni, si è spesso dimostrato più di sinistra degli stessi labour. Barak aveva due alternative: lasciare il partito o il governo. Lui, che era leader dei laburisti come un protestante può essere Papa, ha preferito tenersi il potere e lasciare il partito», afferma il giornalista israeliano Adi Halfon.

Ma perché si è arrivati a questo punto? Il declino della sinistra si può datare dal 1992, quando il Labour perse 31 dei suoi precedenti 44 seggi alla Knesset e il partito Meretz scese da dodici a tre scranni, «ma la verità», continua Halfon, «è che dall’assassinio di Rabin la sinistra naviga a vista e i suoi governi non hanno mai fatto nulla per i giovani israeliani che oggi sono cresciuti e non li votano».

La strada dei progressisti israeliani porta al bivio tra la ricostruzione da zero e l’estinzione definitiva. La prima ipotesi richiederebbe molti anni e vedrebbe il partito in mano a politici con una dichiarata visione sociale come Shely Yechimovitz e Isaac Herzog. «Nella seconda ipotesi», afferma Halfon, «la sinistra israeliana vegeterebbe in piccoli deboli movimenti extraparlamentari fino all’estinzione».

Articolo pubblicato sulla versione cartacea dal quotidiano Libero il 18 Dicembre 2010.