16.01.2011 Alessandro Di Maio

Disordini a Gerusalemme Est

Giorni di disordini sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est, dove a poche ore dall’inizio dello Yom Kippur, la più solenne ricorrenza religiosa ebraica, sono scoppiati tafferugli tra giovani palestinesi e poliziotti israeliani. Il bilancio è stato di ventotto feriti e cinque manifestanti arrestati. Tutti gli accessi alla Cisgiordania sono stati temporaneamente chiusi.

Dopo circa tre anni dalla fine della Seconda Intifada, tra le stradine del quartiere musulmano di Gerusalemme Est hanno nuovamente riecheggiato grida a favore della Terza Intifada. Lo scontro è iniziano domenica mattina, quando un gruppo di circa quindici ebrei ortodossi avrebbe cercato di entrare all’interno della Spianata delle Moschee per pregare e preparasi allo Yom Kippur, “il giorno dell’espiazione”, la più sacra festività religiosa ebraica, in cui, digiunando e pregando, gli ebrei osservanti invocano il perdono dei peccati.

Centocinquanta palestinesi avrebbero bloccato loro il passaggio, attaccandoli con un continuo lancio di pietre, fino all’intervento della polizia israeliana che, entrando nella Spianata in tenuta antisommossa e sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma a pochi metri della mosche di al-Aqsa, è riuscita a ristabilire la calma.

“Una calma apparente – ha dichiarato Padre Alessio, francescano che da quindici anni vive a Gerusalemme – perché poche ore dopo i primi scontri le viuzze della Città Vecchia fermentavano di grida, slogan e odio”.

Successivi scontri hanno interessato l’area limitrofe alla Spianata delle Moschee, ma non la Piazza del Muro Occidentale (del Pianto) dove numerosi pellegrini ebrei e turisti hanno continuato a pregare senza interruzione.

Gli altoparlanti di alcune moschee hanno chiamato a raccolta i propri fedeli ‘per difendere’ la Spianata, e poco dopo, con il lancio di pietre, sedie e sgabelli, questi hanno attaccato gli agenti della polizia israeliana accorsi in forza dopo gli scontri della mattina.

Un comunicato stampa dell’Autorità Palestinese ha fatto sapere che a seguito degli scontri 17 palestinesi sono rimasti feriti, mentre il portavoce della polizia israeliana Mickey Rosenfeld ha parlato di 11 poliziotti feriti e cinque manifestanti arrestati.

Ma gli effetti degli scontri non si limitano al numero dei feriti. Numerose, infatti, sono le misure di sicurezza adottate dalle autorità israeliane. Nella Città Vecchia sono stati aumentati gli effettivi tra poliziotti e militari delle forze speciali dislocati nei punti di maggior tensione, la Spianata delle Moschee è stata temporaneamente chiusa a fedeli e turisti e l’esercito israeliano (IDF) ha annunciato l’imposizione del coprifuoco in Giudea e Samaria e la chiusura dei checkpoint posti lungo la barriera di separazione tra Israele e Cisgiordania fino al termine del Kippur.

Danni anche alle relazioni diplomatiche e culturali tra le due comunità. Dopo la rielezione del conservatore Netanyahu alla carica di Primo Ministro israeliano e l’annuncio della ripresa dei lavori di allargamento delle colonie ebree in Cisgiordania, gli scontri di questi giorni spingeranno sempre più palestinesi a pensare che il governo israeliano non è disposto a partecipare seriamente a dei negoziati di pace.


Pochi giorni fa Saeb Erekat, capo negoziatore palestinese, aveva dichiarato di “sperare in un allentamento delle tensioni nei luoghi di culto comuni, soprattutto in un momento in cui il Presidente statunitense Barack Obama sta cercando di colmare il divario tra palestinesi e israeliani per l’apertura del dialogo di pace”.

Se in un primo momento le autorità israeliane avevano confermato la versione dei 15 ebrei ortodossi, successivamente hanno fornito una versione diversa, secondo la quale gli scontri sarebbero derivati dalla degenerazione delle discussioni nate dal rifiuto d’ingresso alla Spianata a 15 turisti francesi non ebrei vestiti in modo non idoneo per un luogo di culto. La polizia israeliana non ha rilasciato ulteriori dichiarazione per rispettare il silenzio dello Yom Kippur.


I palestinesi rigettano tale versione adducendo di non aver avuto alcun problema con i turisti. “Quelli erano dei coloni giunti lì per provocare, ed il fatto che dei poliziotti israeliani li scortassero ci fa pensare che il governo israeliano non è interessato alla pace. Abbiamo già vissuto tutto questo e non vogliamo che riaccada”, ha aggiunto Erekat ricordando la visita alla Spianata che l’allora leader dell’opposizione israeliana Ariel Sharon fece nel 2000 attivando la Seconda Intifada.

Intanto sulle pagine israeliane dei social network è stato diffuso un video amatoriale registrato ieri da un turista, dove si vede un poliziotto israeliano inveire contro uno degli ebrei che avrebbe fatto parte del gruppo dei quindici provocatori. “Tutto questo è causa vostra, della vostra religione!”, urla il poliziotto riferendosi allo scontro con i musulmani.


La Spianata delle Moschee è uno dei luoghi più sacri al mondo. I musulmani credono sia il luogo dell’ascensione in cielo del profeta Maometto; per la tradizione ebraica il sito si trova sui resti del biblico tempio ebraico, la cui unica parte visibile oggi è il muro di cinta, noto come Muro del Pianto.

Articolo pubblicato su LaSpecula il 28 Settembre 2009.