17.03.2011 Alessandro Di Maio

Buon compleanno, Italia!

Ho poco più di un quarto di secolo sulle spalle e sono uno dei fratelli d’Italia, una bellissima sorella a forma di stivale, con monumenti e opere d’arte a non finire, città medioevali e barocche, montagne e colline, isole e vulcani.

Oggi, questa sorella posta al centro del Mar Mediterraneo, tra il cuore d’Europa e il caldo dell’Africa settentrionale, compie 150 anni. Vorrei tirarle le orecchie come facevo da bambino, ma ancora una volta sono fuori dal territorio nazionale e non posso fare più di un semplice onesto augurio.

Questa mattina mi sono svegliato con la seria intenzione di andare fuori dal coro, di criticare l’Italia e fare a meno degli auguri. Pensavo di provocare qualcuno, elencando tutte le cose che dell’Italia di ieri e oggi non mi sono mai piaciute.
Poi ci ho ripensato. La critica avrebbe richiesto troppo tempo perché sono le amarezze, le delusioni, gli sfruttamenti, i crimini; tanta è la mediocrità, l’insensatezza, la fatalità, le cose che non funzionato. Tanta anche la nostra continua necessità di arrangiarci.

Se avessi davvero voluto criticare l’Italia e dire che oggi non ho nulla da festeggiare, avrei dovuto parlare delle stragi di Nino Bixio in Sicilia, del Sacco perpetrato dal Conte di Cavour a danno degli ex sudditi del Regno delle Due Sicilie, dei Pescecani di Guerra nel Primo conflitto mondiale, del fascismo e dell’odio che ci ha messo nel sangue, della corruzione, delle organizzazioni sovversive, degli accordi tra Stato e Mafia, della totale incapacità del Sud ad assumersi responsabilità.

Se avessi davvero voluto criticare l’Italia avrei dovuto affrontare tutti questi temi più altri cento, ma le mie attuali condizioni di salute, lo scarso tempo a disposizione e i vincoli di questo caldo Medio Oriente non lo permettono.

Per questo motivo rivolgo i miei più sinceri auguri di buon compleanno a quest’Italia che non ha mai funzionato, con la speranza che cambi presto, diventando il paese sognato, immaginato e desiderato da Mazzini e Garibaldi. Auguro all’Italia di essere finalmente democratica, egualitaria, libera, dinamica, trasparente, sincera, viva.

Per l’Italia e per i Siciliani, auguro alla Sicilia di risvegliarsi dal torpore che ancora la paralizza. La via dell’Italia è quella Siciliana: se si vuol cambiare l’Italia non si può prescindere dal migliorare la Sicilia.