16.01.2011 Alessandro Di Maio

“La misura del mondo” di Daniel Kehlmann

Due scienziati, un viaggio, un solo scopo: misurare il mondo. E’ questo il contenuto de “La misura del mondo”, l’ultimo libro dello scrittore austriaco Daniel Kehlmann. I protagonisti sono il naturista Alexander von Humbolt e il matematico Carl Friedrich Gauss, due grandi scienziati tedeschi vissuti nell’Ottocento. Grazie a questo libro, essi vengono presentati al mondo moderno come uomini in carne e ossa, a volte simpatici, a volte insopportabili o patetici, ma pur sempre uomini dotati di tante debolezze e di una grande comune nobile passione: la scienza.

“La misura del mondo” è il quinto romanzo di Kehlmann, il giovane autore che in Germania è considerato uno dei più interessanti scrittori degli ultimi cinquant’anni. Il libro, notevole e brillante, costituisce un viaggio agli albori della scienza, di quell’irrefrenabile accelerazione cognitiva che – soprattutto negli ultimi due secoli – ha fatto fare impressionanti balzi avanti al genere umano.

I viaggiatori del romanzo di Kehlmann sono due grandi scienziati tedeschi figli della Germania del primo Ottocento: il naturista Alexander von Humbolt e il matematico Carl Friedrich Guess, due uomini diversi ma talmente simili da sembrare un’unica persona, due personaggi di teatro che pur indossando gli abiti spirituali della loro epoca, sono accompagnati dall’agile e moderno umorismo del giovane autore.
Kehlmann fa scendere questi due mostri sacri dal piedistallo e li mostra come uomini in carne e ossa, con debolezze e una grande comune passione per la scienza.

Humbolt è un viaggiatore cronico, schiavo inconsapevole di quel razionalismo classificatore tipico del naturalismo tedesco che fece nascere in molti l’illusione di poter racchiudere tutta l’esistenza in annotazioni e descrizione. Egli ha la passione per il sesso e la bella vita, ma dedica la propria a studiare ogni tipo di fenomeno sulla Terra: studia su di sé gli effetti delle proprie sperimentazioni, il dolore fisico, le piante, i vulcani, i fiumi, le montagne, convinto che “quando si ha paura delle cose bisogna misurarle”.

Li accomuna la necessità di togliere il velo del mistero che ancora copre il mondo, la natura, l'universo. Poi le debolezze, come ad esempio la nostalgia che Gauss ha di Johanna, la sua prima moglie; o la sofferenza di Humboldt a liberarsi del senso di colpa di aver perduto “quel cane pulcioso e puzzolente che aveva raccolto e portato con sé nei suoi viaggi”.

La trama ha inizio con l'unico incontro autentico tra i due protagonisti ad un congresso nel 1828 a Berlino: il provinciale Gauss è ospite nella casa del nobile mondano Humboldt e le differenze tra i due sembrano abissali. Nel resto del romanzo i singoli capitoli sono dedicati alternativamente ad uno dei due protagonisti e solo verso la fine la trama riprende quei giorni berlinesi.

Probabilmente “La misura del mondo” non piacerà ai guardiani della tradizione, del canone e dei generi letterari. Quella dello scrittore austriaco non è una biografia autentica su due famosi eruditi, la cornice storica traballa spesso lo scopo letterario dell’autore sembra quello di abusare delle due colonne portanti della cultura tedesca.

E’ un felice romanzo d'intrattenimento scritto nel congiuntivo presente in modo da trasformare discorsi impacciati e complessi in passaggi fulminei.

Recensione pubblicata da LaSpecula Magazine il 6 Settembre 2009.