15.01.2011 Alessandro Di Maio

Dunaújváros, la città del passato

E’ una città industriale, si trova al centro geografico dell’Ungheria, è bagnata dal Danubio ed è figlia del dogma che caratterizzò il socialismo sovietico dell’Europa centro-orientale. Si chiama Dunaújváros e potrebbe riassumere una parte della storia contemporanea dell’Europa orientale.

Posizionata sulla riva occidentale del Danubio a circa 65 chilometri sud da Budapest, Dunaújváros è il risultato dell’industrializzazione pesante avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale per mano dei governi filo-sovietici di Budapest.

L’idea che il socialismo si dovesse realizzare mediante l’industria pesante era fortemente radicata nella mentalità delle intellighenzie dei governi socialisti dell’Europa Orientale, soprattutto se l’industria pesante doveva servire all’industria generica sovietica.

Nel 1949 il piccolo e antico villaggio di Dunapentele fu scelto come luogo ideale per la costruzione di una città nuova, la cui vita sarebbe stata caratterizzata dal più grande centro siderurgico dell’est europeo e i cui abitanti avrebbero avuto una casa ed un’esistenza dignitosa nel nome del lavoro di fabbrica.

La posizione era strategica grazie alla centralità e alla facilità di spostamento dovuto al terreno pianeggiate e al Danubio, ma le caratteristiche topografiche la rendevano simile alle grandi città industriali dell’Unione Sovietica.

Per questo motivo, come parallelo di Stalingrado, Dunapentele prese il nome del dittatore di origine georgiana e si chiamò Sztálinváros, da allora fu “la città di Stalin”. La costruzione fu rapida. Alti e grigi edifici prefabbricati furono innalzati uno accanto all’altro tra spaziosi viali perpendicolari dalla toponomastica tipica dei paesi socialisti.

Con la conclusione dei lavori di costruzione del polo industriale, Sztálinváros smise di essere un cantiere all’aperto e divenne una città vera e propria, con 30 mila abitanti, efficienti servizi pubblici di trasporto, sanità ed istruzione, infrastrutture adatte alle attività sportive e ricreative, e un complesso industriale basato sulla lavorazione e sul trasporto fluviale dell’acciaio.

Durante la Rivoluzione Ungherese del 1956, la città si riprese l’antico nome di Dunapentele e insorse a favore del governo rivoluzionario di Imre Nagy contro la prospettiva di dipendenza politica dall’URSS, ma l’arrivo dell’Armata Rossa non risparmiò Dunapentele.

La stretta morsa della legge marziale soffocò la rivolta, gli oppositori vennero puniti e la città tornò ad essere quella di Stalin. Ma non per molto. Era l’anno del XX° Congresso del Partito Comunista Sovietico, dell’elezione a Segretario Generale di Nikita Sergeevič Chruščёv e della destalinizzazione.

La generale presa di posizione contro ciò che era stato lo stalinismo, in Unione Sovietica come in Ungheria, portò l’intellighenzia comunista ungherese ad un socialismo che fu denominato al Gulasch.

Sztálinváros venne ribattezzata Dunaújváros, la nuova città sul Danubio. Fu presentata ai turisti stranieri come la città socialista per eccellenza, la prima città in stile sovietico dell’Ungheria. Venne più volte scelta da scenario per film popolari e cartoline, visitata da personaggi illustri nel blocco socialista come il presidente indonesiano Sukarno e l’astronauta sovietico Yuri Gagarin.

La caduta della cortina di ferro l’ha emarginata, facendola diventare quello che è sempre stata: una città industriale inquinata abbruttita dai grandi palazzi prefabbricati e colpita dal fenomeno dell’emigrazione giovanile.

Oggi è una tranquilla cittadina di 50 mila abitanti, circondata da campi coltivati a cereali e da una folta vegetazione che segue le sponde del Danubio. La toponomastica è cambiata ma molto è rimasto come ai tempi del socialismo.

L’industria ha ricevuto investimenti stranieri e le emissioni inquinanti si sono drasticamente ridotte, i grigi palazzoni prefabbricati sono stati colorati con tonalità sgargianti e allegre, i parchi sono stati arricchiti di statue e monumenti ei servizi pubblici, benché a pagamento, funzionano a regime.

Ma se i nomi sono cambiati i luoghi sono gli stessi. La palestra, lo stadio, il parco giochi, il cinema e centro culturale dei lavoratori sono sempre gli stessi e i loro meandri, le loro insegne riportano al periodo Repubblica Popolare di Ungheria.

L’acciaieria porta il vecchio nome, ‘Dunai Vasmű’, lavoratori danubiani del ferro, e si contraddistingue da un trionfale ingresso di colonne di pietra e da mosaici ritraenti operai a lavoro. Essa continua ad essere il cuore dell’attività economica della città, ma non l’unico. Seguendo l’apertura dell’intero paese, anche Dunaújváros ha dato il benvenuto al mercato straniero, ospitando aziende per la produzione di birra e vestiti e la multinazionale sudcoreana Hankook, che proprio a Dunaújváros ha impiantato il più grande centro europeo di produzione di pneumatici.

Ma gli investimenti stranieri non sono gli unici a piovere sulla città. Negli ultimi anni l’interesse del governo centrale nei confronti di Dunaújváros è cresciuto e con esso il potenziamento di attività d’impresa e industriali e il miglioramento delle infrastrutture di trasporto, come la recente apertura del “nuovo ponte sul Danubio” per il collegamento autostradale della città con la capitale Budapest.

Dunaújváros sta vivendo un boom economico dovuto alle privatizzazioni di vecchie fabbriche statali ed ai finanziamenti stranieri, ma l’atmosfera che si respira visitandola e la forte presenza del MSZP - il Partito Socialista Ungherese erede del Partito dei Lavoratori Ungheresi – fanno pensare ad una città ancora saldamente legata al proprio passato.

Articolo pubblicato su LaSpecula Magazine il 23 Settembre 2007